Ciao e bentornato/a
O forse sono io che sono bentornato su questo spazio, in effetti è un po’ che non scrivo qui.
Potrei raccontarti un sacco di cose del tipo che sono impegnato con il lavoro, che ho dedicato molto spazio a progetti che mi hanno impegnato le giornate, o mille altre motivazioni che a sentirle suonano come molto valide
Ma la verità è un’altra. La verità è che non sono stato in grado di trovare il tempo necessario per scrivere su questo spazio.
Se mi leggi da un po’, sai che più che un blog questo è una sorta di diario per me, in cui affido alla carta telematica i miei pensieri e le mie riflessioni, che la maggior parte delle volte mi vengono dalle esperienze che vivo quotidianamente. O che non vivo, come in questo caso.
Voglio portarti a riflettere su un punto molto importante: quante volte hai smesso di scrivere il tuo diario perché non avevi tempo?
Ovviamente, il diario è una metafora. Puoi tranquillamente sostituirlo con qualsiasi attività tu abbia deciso di intraprendere per poi abbandonarla, con la scusa della mancanza di tempo.
Potrebbe essere quel libro che hai comprato e piantato lì sul comodino, quel corso che vuoi fare da un po’, o perché no, quell’impegno che hai preso con te stesso/a di rimetterti in forma ma al quale lo specchio dice chiaramente che non hai tenuto fede.
Scusa la brutalità nel dire questo, ma in realtà lo sto dicendo per primo a me stesso. Tra i propositi dell’anno nuovo c’è anche quello di essere onesto, e dire le cose come stanno. Non ho più scritto qui non perché non ho avuto tempo, ma perché il tempo che ho ho deciso di dedicarlo ad altro.
Ti chiederai, buoni propositi a fine ottobre? Certo, e il motivo è semplice: ne ho molti quest’anno, e ho capito con l’esperienza che li posso realizzare uno alla volta se voglio davvero portare a casa il risultato. Mi piacerebbe scrivere una pagina di diario anche su questo argomento, ma per ora non voglio andare fuori tema.
Il punto è semplice. Prova un attimo a riflettere su quello che hai fatto ieri. Quanto tempo hai dedicato alle attività che avevi schedulato? Quanto di questo tempo è stato tempo effettivamente speso su quell’impegno? E quanto invece tempo sprecato in distrazioni e nel tentativo di ritrovare la concentrazione?
Quanto tempo hai oziato? E parlo ovviamente dell’ozio negativo, non del riposo costruttivo. Quanto tempo a fare zapping su Netflix, o in bagno davanti allo specchio a riflettere sul senso della vita?
E veniamo alla questione forse più scottante del momento attuale: quanto tempo passato a scrollare i social? Immagino che tu non lo sappia di preciso. Perfetto, ti propongo un esperimento.
Scrivi su un foglio, o su una nota del telefono già che ci sei, quanto tempo secondo te passi in media ogni giorno col telefono in mano. Scrivi il numero che tu pensi essere giusto.
Fatto? Benissimo. Adesso apri le impostazioni del tuo smartphone e controlla i tempi di utilizzo. Coincidono??
Bene, la tua faccia stupita è proprio quello che ti volevo dimostrare
Uno studio pubblicato su Il Sole 24 Ore, ha dimostrato che il 46% delle persone passa in media più di 5 ore al giorno sullo smartphone. Addirittura di queste la metà sta al telefono per più di 7 ore.
7 ore!! Ti rendi conto?? Una giornata lavorativa!!!
Di solito poi, queste persone sono le prime a lamentarsi di non avere tempo per fare le cose. E grazie!!! 7 ore al giorno al telefono.
Facciamo un rapido calcolo: su un totale di 24 ore, 7-8 le passi a dormire, 8 a lavorare, e te ne rimangono 8/9. Se ci metti un’ora di pausa pranzo e almeno un’ora in media di spostamenti al giorno, capisci bene che il tempo che resta è risicato
Se poi 7 ore le passi al telefono..
Poi ci sta se il tuo compagno o la tua compagna ti rimprovera che sei assente, se il tuo capo in ufficio dice che sei in ritardo con le consegne, e se la tua vita è permeata da un costante senso di frustrazione per le cose che vorresti fare ma che non hai tempo per fare. Però il tempo di stare su Instagram o TikTok lo trovi.
Ti ricordi quando da bambini la maestra a scuola ci diceva “prima il dovere e poi il piacere”?. Beh, in quest’ottica, dovresti lamentarti di non riuscire a trovare il tempo per scrollare il feed dei social, non di fare le cose che devi.
Il punto è proprio questo. Non si ha tempo per fare le cose che ci annoiano ma che sappiamo di dover fare, ma si trova tutto il tempo del mondo per quelle cose che invece ci appagano sul breve termine. Possiamo dare la colpa alla dopamina e rifugiarci dietro i suoi effetti, possiamo raccontarci che gli ingegneri del web sono molto bravi nel progettare i social in modo tale da prolungare l’esperienza utente, e possiamo continuare per ore a raccontarci cose di questo tipo.
Ma sappiamo entrambi che la verità è un’altra. Il tempo ce l’hai. Stai solo decidendo in modo del tutto arbitrario e volontario di dedicarlo a cose più piacevoli.
Poi per carità, tutto vero il discorso della dopamina e i guru del self help ultimamente ci stanno facendo milioni. Ma il primo passo per risolvere un problema (perché che tu lo voglia ammettere o no, lo è a tutti gli effetti) è prenderne consapevolezza e assumersene la responsabilità. Si la dopamina fa il suo sporco lavoro, ma non sei un drogato che ne ha bisogno a livello fisico. Si gli ingegneri di Instagram sono molto bravi a fare il loro lavoro, ma nessuno ti punta una pistola alla testa e ti dice di scrollare all’infinito il feed in attesa dell’illuminazione divina.
Possiamo restare tutto il giorno a raccontarci un sacco di scuse, ma alla fine la nostra vita rimane quella condizione frustrante che era prima. Certo lamentarci ci fa sentire meglio per quella manciata di minuti, ma poi torna tutto com’era prima.
Oppure, possiamo decidere di assumerci la responsabilità della nostra vita, decidere di ammettere che se perdiamo tempo la colpa è nostra e non di Zuckerberg, spegnere il telefono e riaprire quel diario.
La scelta, come sempre nella vita, spetta a noi
Ad maiora
Jairo
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